Solo mille posti di lavoro in più a New York nei primi sei mesi del 2025

Nei primi sei mesi dell’anno, il mercato del lavoro a New York ha registrato un rallentamento che non si vedeva da vent’anni, al di fuori di periodi di crisi economica. I dati dell’Ufficio comunale per la Gestione e il Bilancio indicano un incremento di appena 956 posti nel settore privato, a fronte dei 66mila dello stesso periodo del 2024. Un andamento che riguarda soprattutto comparti centrali per l’economia cittadina come finanza e assicurazioni, ristorazione e commercio al dettaglio, oggi in contrazione.

La debolezza del mercato occupazionale newyorkese è arrivata dopo un 2024 di forte ripresa, in cui la città aveva raggiunto un record di occupati e di bonus distribuiti a Wall Street. Quest’anno, invece, la crescita occupazionale è scesa al ritmo più basso dal 2003, se si escludono gli anni della pandemia e della crisi finanziaria del 2008. Un cambiamento improvviso, che diversi analisti collegano alla combinazione di incertezza politica, aumento dei costi e rallentamento generale della domanda.

In controtendenza rispetto all’ottimismo espresso dal sindaco Eric Adams, secondo cui l’economia cittadina resta «in salute» e con entrate fiscali solide, la governatrice Kathy Hochul ha chiesto «stabilità» e collaborazione con il Congresso per fermare il calo delle assunzioni. L’amministrazione statale e quella comunale, pur con toni diversi, si trovano a fare i conti con un tasso di disoccupazione cittadino al 4,7%, più alto della media nazionale, e molto più elevato tra i giovani.

Gli imprenditori parlano di un calo del giro d’affari iniziato in primavera e aggravato da rincari su beni e materie prime, attribuiti dai fornitori ai dazi entrati in vigore a maggio. Per molti ristoratori, baristi e commercianti il problema principale non è soltanto l’aumento dei costi, ma il numero insufficiente di clienti.

Ma la contrazione non riguarda solo i settori a basso reddito. La finanza, che a New York ha un peso sproporzionato rispetto ad altre città statunitensi, ha perso oltre 3.000 posti da gennaio, dopo averne guadagnati quasi 30mila dall’inizio della pandemia. Le grandi banche hanno annunciato tagli consistenti, e secondo alcuni economisti l’adozione dell’intelligenza artificiale sta accelerando la tendenza a fare più operazioni con meno personale.

Negli ultimi anni molte società finanziarie hanno aperto uffici in stati come Florida e Texas, attratte da tassazione più bassa e costi operativi inferiori. La crescente possibilità di lavorare da remoto ha reso più facile per queste aziende spostare funzioni strategiche fuori da Manhattan, una tendenza che mette a rischio la centralità di New York come polo per i servizi finanziari e professionali.

Sul fronte dei lavoratori, l’aumento delle difficoltà è visibile nelle storie di chi è rimasto senza impiego. Alcuni candidati raccontano di aver inviato decine di curriculum senza ottenere colloqui, ampliando la ricerca a posizioni da remoto o a ruoli meno qualificati. I centri pubblici di assistenza al lavoro, come i Workforce1 Career Centers, hanno registrato un aumento del 10% nelle richieste di supporto rispetto all’anno precedente, segno di una pressione crescente che, per ora, la città fatica a invertire.

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