Una lunga intervista a Bill Gates del New York Times

Il miliardario e co-fondatore di Microsoft, Bill Gates, ha rilasciato una lunga intervista al New York Times, riflettendo soprattutto su temi di tecnologia, politica e filantropia, guardando anche al suo passato. L’imprenditore ha anche parlato delle sfide contemporanee in campo tecnologico e dell’impatto che hanno avuto le innovazioni digitali degli ultimi anni sulla società, dando il suo personale punto di vista sul mondo.

Bill Gates, sin dagli anni ’90, è sempre stato un personaggio controverso, quantomeno nella visione che ne ha dato la società: l’idea che la sua azienda stesse entrando nelle case di praticamente tutta la popolazione mondiale, grazie alla diffusione di Windows, il sistema operativo di Microsoft, preoccupò un po’ tutti, soprattutto gli enti regolatori. Gates e Microsoft venivano percepiti come troppo potenti, anche al di sopra dei singoli governi, e la loro onnipresenza nelle case delle persone non era particolarmente apprezzata, sebbene fondamentalmente inarrestabile.

Il sentimento anti-Microsoft era palpabile soprattutto all’inizio del nuovo millennio, tanto che nel 2001 venne anche distribuito “Antitrust”, film americano che neanche troppo velatamente faceva riferimento proprio al monopolio tecnologico che in quegli anni era in capo a Microsoft ed alle possibile conseguenze utopiche che un potere del genere avrebbe potuto produrre nei confronti della società, come una sorta di Grande Fratello di orwelliana memoria.

Bill Gates ne ha parlato durante l’intervista, citando anche le teorie complottistiche generate nei suoi confronti riguardo ai vaccini e a supposte società segrete delle quali Gates dovrebbe far parte. “In India, Giappone, Cina, il sogno americano è una cosa celebrata, di cui io sono una sorta di esempio,” ha detto il signor Gates. “E poi ci sono persone che pensano che non dovrebbero esserci miliardari. Ci sono persone che pensano che io usi i vaccini per uccidere i bambini. Ci sono opinioni piuttosto varie”.

Ma oggi, a quasi settant’anni, il magnate riconosce di non essere più sulla cresta dell’onda, anche per quel che riguarda l’astio nei suoi confronti: “Non sono in cima alla lista. I titani della tecnologia attuali susciterebbero una reazione negativa più forte”.

Quello che infatti salta subito all’occhio nell’intervista è la visione critica di Gates sull’attuale clima che si respira nella Silicon Valley, ovvero la vasta area geografica a sud-est di San Francisco dove si raggruppano le sedi delle più grande aziende tecnologiche del mondo, come Meta, Google, Apple e Tesla. Per Gates l’aria che si respira è «sinistra», e si è detto stupito di come negli ultimi anni sia affiorato un crescente movimento politico di destra: «Ho sempre pensato alla Silicon Valley come a qualcosa di sinistra».

Uno dei temi toccati al riguardo è quello della disinformazione e, più in generale, delle conseguenze negative che ha avuto lo sviluppo e la diffusione dei social media, un tema che ha dominato gran parte dell’intervista. Secondo Gates, sebbene Internet abbia favorito la connessione e l’accesso alle informazioni, l’emergere delle piattaforme di social media come Facebook e Twitter ha portato con sé problemi imprevisti che neanche lui è riuscito a prevedere. L’imprenditore si è detto preoccupato soprattutto per la polarizzazione alimentata dalla tecnologia, ammettendo che non avrebbe mai immaginato che la tecnologia potesse diventare uno strumento per dividere la società, e che la politica dovrebbe prestare più attenzione all’argomento.

Tra gli argomenti trattati anche quello delle criptovalute, dove Gates non si è risparmiato nelle critiche: per l’imprenditore si è tratta di «un’illusione» perpetuata anche nei confronti di persone mediamente intelligenti. Diverso, invece, l’atteggiamento nei confronti dell’Intelligenza artificiale, della quale riconosce assolutamente il potenziale e le opportunità offerte, ma avvertendo sul possibile uso che se ne può fare: “Ora dobbiamo preoccuparci delle persone malvagie che usano l’IA”.

Bill Gates ha poi annunciato il suo nuovo libro, «Source Code: My Beginnings», in cui esplora la sua infanzia e il percorso verso il successo. Nonostante la sua ricchezza, ha affermato di aver sempre cercato di restare con i piedi per terra: «Penso di avere una vita normale, ma di cui posso essere orgoglioso». Nel corso dell’intervista ha poi difeso il suo impegno filantropico, affermando che gran parte della sua ricchezza è stata reinvestita in progetti sociali. Si è anche detto un fermo sostenitore di un sistema fiscale più progressivo, affermando che i super-ricchi dovrebbero contribuire maggiormente alle spese dello Stato attraverso le tasse. “Dovremmo bandire i miliardari?” si è chiesto durante l’intervista. “La mia risposta a questo, e puoi dire che sono di parte, è no.”

“Escludendo la tassa sulle vendite”, ha continuato, stima di aver pagato circa 14 miliardi di dollari in tasse nell’arco della sua vita. Sotto un sistema migliore ne avrebbe pagati 40 miliardi. Del resto, nella sua seconda serie uscita su Netflix, “What’s Next? The Future With Bill Gates”, vi è un episodio con anche Bernie Sanders – lui sì, invece, che bandirebbe i miliardari. Ma alla fine i due si trovano d’accordo sull’argomento “Tax the rich”. Ed è anche per questo che, in campagna elettorale, ha ammesso di aver donato 50 milioni di dollari a Future Forward, il principale gruppo di raccolta fondi che sosteneva Kamala Harris. Ma non si è detto spaventato all’idea di interfacciarsi con Trump, con il quale ha già avuto occasione di cenare insieme per circa tre ore: “Ha mostrato molto interesse per le questioni che ho sollevato”, ha detto in un’altra intervista al Wall Street Journal.

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