Silvia Mella: dalla moda al tè, il sogno giapponese che ha conquistato New York

Dopo anni nella moda e nel branding, Silvia Mella ha fondato Sorate, una tea house ispirata alle atmosfere giapponesi. Un viaggio di scoperta personale e professionale che l’ha portata a creare uno spazio unico nel cuore di New York, dove il matcha diventa cultura, esperienza e accoglienza

Ciao Silvia, benvenuta! Tu sei una giovane imprenditrice qui a New York.

Non più tanto giovane!

Sei giovane, dai! So che hai fondato una tea house chiamata Sorate, nel cuore di New York. Allora ti lascio la parola: raccontaci un po’ la tua storia con New York e la tua storia d’amore con questo progetto.

Sono venuta a New York 14 anni fa. Ho iniziato lavorando come giornalista e poi sono passata al mondo della moda, occupandomi di branding. La mia specializzazione era proprio quella: branding, design, contenuti.
Nel 2018 ero un po’ stanca dell’ambiente moda e ho deciso di fare un viaggio in Giappone. Lì mi sono completamente innamorata della cultura locale, non solo del tè in sé, ma di tutto ciò che riguarda il design, l’educazione, il modo di muoversi e di pensare delle persone.
In Giappone trovi tè ovunque, un po’ come in Italia trovi caffè ovunque. Così ho iniziato a bere tè in ogni luogo che visitavo. Ci sono queste tea house immerse nella natura, bellissime, ed è lì che mi sono innamorata di quei luoghi.

Quando sono tornata a New York, ho cercato una tea house giapponese per ritrovare quell’esperienza, ma ho scoperto che non ce n’erano.

C’erano magari i classici concept americani, tipo bakery o caffetterie che proponevano matcha, che poi scopriremo essere l’ingrediente principale del tuo business, ma non c’era proprio un posto che ricreasse quell’ambiente e quell’esperienza.

Esatto. Così sono tornata in Giappone, ho trovato dopo un po’ di ricerca una farm e ho iniziato ad acquistare tè da loro. Ho curato io stessa il branding, visto che venivo da quel mondo, e ho lanciato Sorate online nel 2020.
Poi è arrivato il Covid, ma in realtà non ci è andata male perché il nostro è un prodotto che fa bene alla salute e che veniva spedito a casa. Alla fine, la pandemia ha aiutato i consumatori a cambiare prospettiva e a scegliere prodotti più salutari.

E come si è passati dall’online a un concept fisico? Perché il matcha è un prodotto che, specialmente a New York, si può trovare in vari posti. Però è interessante capire qual è stata la motivazione che ti ha spinto ad aprire un locale vero e proprio, un luogo dove vivere un’esperienza e non solo acquistare un prodotto.

Il mio sogno era sempre stato quello di avere una tea house che ricordasse quelle giapponesi. Iniziare online è stato più semplice all’inizio, ma l’obiettivo era quello.
Quando ho cominciato, nel 2020, il matcha non si trovava facilmente. Qualcuno lo proponeva, ma con una qualità molto bassa. La gente iniziava a sentirne parlare, ma non sapeva esattamente cosa fosse.
Negli ultimi due anni il trend del matcha è esploso, ma all’inizio il lavoro principale era proprio quello di educare il consumatore: spiegare cos’è il matcha e come si usa, perché qui non c’era cultura in merito.

Quindi c’è stato un grande lavoro preparatorio. Tu sei sicuramente un esempio di imprenditoria femminile: quali sono state le difficoltà più grandi che hai dovuto affrontare? E quali, invece, le soddisfazioni più belle? Se ci stanno ascoltando altre — io continuo a dire giovani — donne che vogliono intraprendere un percorso imprenditoriale, che consiglio daresti loro?

All’inizio è molto difficile. È difficile farsi prendere sul serio, specialmente in un settore poco conosciuto come il mio. Far capire che ero seria, che la mia idea aveva valore, è stato complicato.
Però oggi ci sono delle soddisfazioni enormi. Quelle che ti fanno dire: “Te l’avevo detto che avevo ragione”.

Quindi il consiglio è: se si ha un sogno, se si crede davvero in un progetto, bisogna perseguirlo. Oggi la tua clientela americana come risponde? Chi sono i tuoi clienti: locali, internazionali?

La maggior parte sono millennials, molti anche studenti. E devo dire che gran parte della clientela è asiatica. Poi ci sono i vicini di quartiere, le persone che abitano lì vicino.
Il nostro locale è gestito come fosse una casa, un po’ come le vecchie trattorie italiane, quindi le persone si sentono accolte e a proprio agio.

Il fatto che molti asiatici vengano nella tua tea house è un grande successo, perché significa che hanno riconosciuto un valore autentico in ciò che proponi, qualcosa che appartiene alla loro cultura e che hanno ritrovato qui. Parliamo dei progetti futuri: quali sono i prossimi passi per Sorate?

Il futuro immediato è l’apertura di una seconda tea house. Sarà nel Flatiron District, sulla 18esima, esattamente a Broadway.
Stiamo lavorando al design e alla costruzione del locale proprio in questi giorni, e tra due mesi dovrebbe aprire.
Poi l’idea è di espandersi in altre città americane.

Benissimo. Sorate è assolutamente da provare. Silvia è una donna italiana di grande talento e sono certa che il prodotto sia incredibile.
Invitiamo tutti quelli che ci ascoltano a sostenere questo progetto. Grazie mille Silvia, grazie davvero.

Grazie a voi.

L’articolo Silvia Mella: dalla moda al tè, il sogno giapponese che ha conquistato New York proviene da IlNewyorkese.

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