Michael Cascianelli: A New York formiamo i leader del futuro in una dimensione multiculturale

Dal podcast “Ritratti” de ilNewyorkese, condotto da Claudio Brachino

Nato a Perugia, con esperienze accademiche e professionali tra Europa, Cina e Stati Uniti, Michael Cascianelli è oggi CEO e Head of School della Scuola d’Italia Guglielmo Marconi di New York. In questa intervista, tratta dal podcast “Ritratti” de ilNewyorkese, racconta il suo percorso, la missione educativa della scuola che dirige e il ruolo della cultura italiana nel mondo globalizzato.

Michael, il suo percorso professionale è stato ricco di esperienze internazionali. Ci racconta in breve la sua storia?

“Sono partito dall’Umbria a 19 anni per studiare al Conservatorio Reale dell’Aia, in Olanda. Poi ho vissuto in Scozia, dove ho iniziato a insegnare nelle scuole internazionali, e successivamente ho completato un dottorato all’Università di Cambridge, studiando lo sviluppo del talento e il quoziente intellettivo. Dopo esperienze lavorative a Roma e in Cina, dove ho contribuito alla creazione di una scuola bilingue, sono arrivato a New York nel pieno della pandemia per dirigere la Scuola d’Italia Guglielmo Marconi.”

Quali sono le caratteristiche e la missione della Scuola d’Italia?

“La nostra è un’istituzione americana no-profit, riconosciuta dal Ministero degli Esteri e dell’Istruzione italiano. Offriamo un percorso bilingue che va dalla scuola dell’infanzia fino al liceo, permettendo ai nostri studenti di ottenere sia il diploma di maturità italiana sia quello internazionale. Questo doppio titolo offre loro opportunità uniche per proseguire gli studi in prestigiose università di tutto il mondo.”

Il bilinguismo è un pilastro della scuola. In che modo si sviluppa?

“Il nostro curriculum è equamente diviso tra italiano e inglese. Alcune materie sono insegnate esclusivamente in una lingua, altre nell’altra. Inoltre, poniamo grande attenzione all’apprendimento di ulteriori lingue: i nostri studenti studiano spagnolo e mandarino fin da piccoli, e nelle classi superiori offriamo anche latino e filosofia. Crediamo che una formazione multilingue sia essenziale per affrontare un mondo sempre più interconnesso.”

In un contesto come quello americano, qual è il valore aggiunto della cultura umanistica?

Le discipline umanistiche sono il cuore della nostra identità culturale. Oltre alla matematica e alle scienze, crediamo che lo studio del latino, della filosofia e della letteratura siano fondamentali per sviluppare il pensiero critico e una visione etica del mondo. L’educazione umanistica è un tratto distintivo dell’Italia e della nostra scuola. Ovviamente anche la parte scientifico-matematica e logico-matematica deve essere spinta perché è  la base di molti dei lavori del presente e soprattutto lo sarà di quelli  del futuro.”

Qual è il rapporto tra la scuola e la comunità italiana a New York?

“La Scuola d’Italia è un punto di riferimento per la comunità italiana. Circa il 35-40% dei nostri studenti proviene da famiglie italiane espatriate, ma ospitiamo studenti di 31 diverse nazionalità. Questo ci permette di creare un ambiente multiculturale che riflette lo spirito di New York. I genitori partecipano attivamente alla vita scolastica, contribuendo a creare un forte senso di comunità.”

Lei ha vissuto in diversi paesi e continenti. Come vede New York rispetto alle altre grandi metropoli globali?

“New York è unica. È una città di opportunità e networking, dove si incontrano i migliori professionisti di ogni settore. Ma è anche una città di grandi contraddizioni, dove convivono ricchezza estrema e povertà. Per questo, la scuola non solo protegge i ragazzi, ma li prepara a navigare in un mondo complesso, fornendo loro gli strumenti per avere successo.”

E dal punto di vista della sicurezza e della vivibilità?

“La qualità della vita dipende molto dalle possibilità economiche. New York offre esperienze straordinarie, ma bisogna sapersi adattare e trovare un equilibrio tra le opportunità e le difficoltà che una città così competitiva presenta.”

Gli italiani hanno ancora un forte ascendente negli Stati Uniti?

“Sì, siamo molto apprezzati. Il nostro paese ha sempre esportato eccellenza, dal cibo alla moda, dalla creatività alla professionalità. Gli italiani all’estero sono sinonimo di qualità e affidabilità, e questo ci apre molte porte nel mondo del lavoro.”

Quali sono le materie di cui è più orgoglioso alla Scuola d’Italia?

“Sicuramente la filosofia e il latino. Negli Stati Uniti queste materie non sono molto diffuse, ma noi crediamo che siano fondamentali per formare menti critiche e aperte. Insegnare filosofia ai ragazzi significa dare loro strumenti per comprendere il mondo e prendere decisioni consapevoli. In generale sono orgoglioso di tutte le materie perché gli insegnanti sono selezionati in maniera rigorosa, ci teniamo molto.”

Guardando al futuro, qual è il suo sogno professionale?

“Per ora voglio continuare a far crescere la Scuola d’Italia e godermi questa esperienza a New York. In futuro, vedremo dove mi porterà la mia carriera, nelle mie presidenze ogni cinque anni mi sposto da una parte all’altra del mondo, sicuramente New York può essere un trampolino importante per la mia carriera.”

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