La scorsa settimana la governatrice di New York, Kathy Hochul, si è presentata a Washington per un semplice incontro con Stephen Miller, il vice capo di gabinetto del Presidente, ma all’improvviso la Casa Bianca ha comunicato che Trump l’avrebbe ricevuta di persona nel tardo pomeriggio. «Ho dovuto lasciare il mio staff al cancello», ha raccontato Hochul, spiegando di essersi chiesta persino se sarebbe stata al sicuro entrando nello Studio Ovale senza scorta.
Il timore, del resto, aveva una base concreta. Solo pochi giorni prima, la governatrice aveva ironizzato sulle aspirazioni “regali” di Trump e aveva evocato «Rambo» nel promettere vendetta per il tentativo del Presidente di affossare il congestion pricing di New York. Nel corso dell’incontro alla Casa Bianca, invece, i toni sono rimasti sorprendentemente civili, con una lunga conversazione su un dettaglio curioso: sia lei sia Trump siedono alle scrivanie usate un tempo da Franklin D. Roosevelt, governatore di New York prima di diventare Presidente degli Stati Uniti.
In quell’ora di colloquio non si è discusso del sindaco Eric Adams, accusato di corruzione in un procedimento federale che, secondo la governatrice, l’amministrazione Trump avrebbe deciso di far cadere. Si è invece parlato di energia eolica offshore, che Trump non vede di buon occhio, e Hochul ha ribadito la necessità di non perseguitare le famiglie di immigrati durante le operazioni di controllo. Quando è venuto il momento di discutere del congestion pricing, la governatrice non ha risparmiato critiche a Sean Duffy, il segretario ai trasporti, colpevole di aver citato il commissario del New Jersey per motivare la bocciatura del piano. «Chi se ne importa di cosa pensa il New Jersey?» avrebbe detto la governatrice a Trump.
Prima di andarsene, Hochul ha lasciato al presidente un opuscolo con i primi risultati positivi, e Trump si è limitato a promettere che ne avrebbe parlato con Duffy. Poco dopo, un portavoce della Casa Bianca, Kush Desai, ha ribadito che «grazie alla sua leadership, lil congestion pricing è morto», confermando la linea dura dell’amministrazione. L’opposizione di Trump rischia di essere un ostacolo complicato per un programma che, secondo la Metropolitan Transportation Authority, ha già portato 48,6 milioni di dollari in un solo mese.
In un contesto già teso, si somma l’incertezza sul futuro politico della governatrice, che presto affronterà la campagna per la rielezione in un clima turbolento. Lunedì, il suo vice, Antonio Delgado, ha annunciato che non si ricandiderà nel 2026, sottolineando che «tutte le opzioni sono sul tavolo». In molti, tra cui il deputato Ritchie Torres, non escludono la possibilità di sfidare Hochul alle primarie democratiche.
La reazione dell’ufficio della governatrice non è stata affatto conciliante. Un comunicato firmato dal direttore delle comunicazioni Anthony Hogrebe accusa Delgado di non essere mai stato davvero interessato al ruolo di vicegovernatore. Hochul, aggiunge la nota, aveva già iniziato a cercare un nuovo nome per il ticket elettorale e ha deciso di riorganizzare la squadra di governo in modo che progetti importanti non restino bloccati.
Da tempo la governatrice stava lavorando a una soluzione condivisa con Trump per evitare lo scontro sul congestion pricing: lo aveva contattato più volte, cercando di elencargli i vantaggi del piano e proponendo di dargli almeno un anno di prova. «Ti mostrerò i dati», ha raccontato di aver detto al Presidente, nella speranza di fargli cambiare idea.
In attesa di vedere se la querelle proseguirà in tribunale – la Metropolitan Transportation Authority ha già avviato una causa in difesa del pedaggio – Hochul rivendica il merito di averle provate tutte. Alla Casa Bianca, gli ha parlato del calo del traffico intorno la Trump Tower e ha tentato di sfatare l’idea che la zona centrale di Manhattan si stia spopolando. «È terribile. Non funziona», avrebbe insistito Trump. «No, sta funzionando», avrebbe risposto lei, provando una volta di più a convincere il Presidente a riconsiderare la sua posizione.
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