In occasione della Giornata Internazionale della Donna, Fran Drescher, attrice, comica e presidente del sindacato SAG-AFTRA, riflette sul ruolo delle donne nel mondo e sulle battaglie che ha deciso di portare avanti. L’attivismo per lei è una vocazione naturale, un’estensione del suo percorso personale e professionale. «Credo davvero che senza l’energia, la saggezza e l’empatia che derivano dall’essere donna in qualsiasi tavolo decisionale, non si possa prendere la decisione giusta» dice. Secondo lei, il riconoscimento delle donne come parte essenziale della società non è solo una questione di giustizia, ma di funzionalità: «Dobbiamo far parte di tutto ciò che accade».
Oltre alla sua carriera di attrice, Drescher è da tempo impegnata su più fronti. Il suo impegno per la salute nasce da un’esperienza personale: è una sopravvissuta al cancro e fondatrice del movimento Cancer Schmancer, che promuove la prevenzione e la consapevolezza sui rischi ambientali per la salute. «Cercherò sempre di far capire alle persone come il loro stile di vita, il cibo che mangiano, il modo in cui gestiscono lo stress, influiscano sulla loro salute». Ma il suo sguardo va oltre. L’emergenza climatica è un’altra battaglia che sente profondamente: «Sono una delle vittime degli incendi a Palisades. La mia casa è ancora in piedi, ma non è abitabile. La comunità circostante è devastata». Per Drescher, il cambiamento climatico è un dato di fatto, non un’opinione: «Dobbiamo smettere di permettere all’avidità di negare la realtà del riscaldamento globale. Tutto ciò che tocchiamo lo stiamo distruggendo».
La sua visione si estende anche al mondo dello spettacolo, dove ritiene che ci sia ancora molto da fare sul fronte della rappresentazione. «Dobbiamo avere più donne dietro le quinte. Più sceneggiatrici, più registe. Perché il modo in cui raccontano una storia è diverso». Per lei, il cinema e la televisione non sono solo strumenti di intrattenimento, ma hanno un impatto culturale enorme: «Mostrare il mondo per quello che è, e non sbiancarlo (whitewashing), è di massima importanza. Il modo in cui raccontiamo una storia, ciò che la gente vede e come normalizziamo certe realtà è il nostro potere».
Drescher sottolinea che l’industria dell’intrattenimento ha una responsabilità sociale che non può essere ignorata. «Non si tratta solo di intrattenere. Si tratta anche di educare». La visibilità delle minoranze e delle donne non è solo una questione di equità, ma di costruzione di un immaginario collettivo più autentico e inclusivo. «Quando un film scritto o diretto da una donna ha successo, è molto importante».
Durante l’intervista, si lascia andare a un commento sulla sua collega e amica Yvonne Sciò, regista del documentario Womeness (2025), di cui ammira il percorso artistico. «Penso che sia incredibilmente talentuosa. Amo il modo in cui si è reinventata. Ha un occhio straordinario». Drescher evidenzia un aspetto che spesso passa in secondo piano nel mondo dei documentari: la capacità di cogliere l’umorismo nei soggetti raccontati. «Molti documentari non sono esteticamente belli e non mettono in risalto l’umorismo di una persona. Quando c’è, lei lo coglie subito».
Alla fine, una domanda secca: cosa significa per lei la parola “femminista”? Dopo una breve esitazione, risponde con un sorriso: «Uh… Beh, la richiesta di una sola parola mi mette in difficoltà, ma continuo a pensare che sia la metà migliore [del mondo, n.d.r.]».
L’articolo Fran Drescher: «Le donne sono la metà migliore» proviene da IlNewyorkese.