La questione Ucraina domina il dibattito internazionale in questo inizio di settimana, rappresentando il tema centrale della grammatica giornalistica globale. In particolare, si torna a parlare di pace, ma questa volta in modo concreto e non retorico, come invece è accaduto negli ultimi tre anni nel discorso pubblico internazionale. Tuttavia, è una pace densa di polemiche, che ci porta a interrogarci se il fine giustifichi i mezzi, richiamando il pensiero di uno dei padri della politica moderna, l’italiano Niccolò Machiavelli. Un concetto che si collega direttamente alla Realpolitik, su cui cercheremo di fare luce.
Esiste una politica che opera nel profondo, nel deep power degli Stati e delle loro diplomazie, spesso utilizzando metodi e linguaggi non sempre esposti alla luce del sole e non necessariamente conformi alla morale o alla logica tradizionale. Si parla, dunque, di una possibile tregua entro Pasqua, un obiettivo auspicabile per porre fine, almeno parzialmente, a un conflitto drammatico e sanguinoso come quello tra Russia e Ucraina, che ha causato centinaia di migliaia di vittime. Un fine certamente positivo, ma non privo di controversie.
Donald Trump, con il suo stile diretto e poco formale, sembra voler accelerare il dialogo con Vladimir Putin. Le delegazioni russe e americane dovrebbero incontrarsi nei prossimi giorni, e si parla di un possibile vertice tra i leader a Riad. In questo scenario, però, emergono due grandi interrogativi: che fine farà Zelensky? E che ruolo avrà l’Europa?
Zelensky appare nervoso: inizialmente contrario, ora sembra disposto a considerare il piano di pace americano. Nel frattempo, l’Europa si riunisce in un vertice straordinario a Parigi, non nella sua totalità, ma con la partecipazione del nostro premier Giorgia Meloni, che si sente esclusa dai giochi. Una percezione che, da un punto di vista politico, potrebbe essere ingiusta, ma che, secondo la logica della Realpolitik, risulta coerente con le dinamiche che regolano le relazioni internazionali.
Si profila, dunque, una cristallizzazione delle forze sul campo, come sostengono da tempo diversi analisti. Putin non otterrà tutte le terre conquistate, considerate illegittime secondo il diritto internazionale e i principi democratici occidentali, ma manterrà gran parte dei territori occupati. Si prevede inoltre la creazione di un’area cuscinetto sotto supervisione internazionale, con una presenza europea, mentre l’Ucraina, probabilmente ancora sotto la guida di Zelensky, si avvicinerà all’Unione Europea ma resterà fuori dalla NATO.
Al di là delle questioni economiche, delle terre rare e del business della ricostruzione, resta aperto un interrogativo: è giusto o sbagliato? Questa, semplicemente, è la Realpolitik. Bellezza, per dirla alla Humphrey Bogart…
L’articolo Editoriale di Claudio Brachino del 17 febbraio 2025: Machiavelli e l’Ucraina proviene da IlNewyorkese.