È stata creata una copia digitale del Titanic

C’è un’azienda britannica, si chiama Magellan, che da qualche anno lavora a un progetto piuttosto ambizioso: ricostruire una copia digitale del Titanic. Non un modellino da museo o una simulazione grafica da documentario, ma una riproduzione tridimensionale a dimensione reale, basata su centinaia di migliaia di immagini e misurazioni raccolte direttamente sul fondale dell’oceano Atlantico, dove la nave si trova da più di un secolo.

L’obiettivo è creare una sorta di “gemello digitale”, un modello virtuale che sia perfettamente sovrapponibile al relitto vero, utile per gli studiosi e i ricercatori che ancora oggi cercano di capire come sia andata davvero quella notte del 15 aprile 1912. Il Titanic affondò dopo aver colpito un iceberg, ma molte dinamiche – in particolare quelle successive alla rottura dello scafo in due tronconi – restano poco chiare.

Nel 2022 Magellan ha organizzato una missione di tre settimane per raccogliere il materiale necessario. Due robot sommergibili, guidati da remoto, hanno raggiunto il relitto a quasi 4.000 metri di profondità, scattando oltre 700.000 fotografie e rilevando milioni di dati grazie a sistemi radar e scanner laser. Una tecnologia molto più avanzata rispetto a quella utilizzata nelle spedizioni precedenti, che consente oggi di vedere dettagli che finora erano rimasti invisibili.

Uno di questi è stato individuato nel vano delle caldaie: una valvola lasciata aperta, probabilmente per fare in modo che uno dei generatori elettrici continuasse a funzionare anche quando la nave stava già affondando. È un dettaglio piccolo, ma significativo, che conferma i racconti di chi ha ricostruito la storia di quei momenti. Si sa che decine di tecnici e operai lavorarono fino alla fine per garantire l’illuminazione, perché avere luce a bordo significava poter evacuare in modo più ordinato.

Magellan è convinta che il proprio modello digitale possa diventare uno strumento fondamentale per la comunità scientifica, non solo per studiare meglio l’affondamento ma anche per monitorare il deterioramento del relitto. Il Titanic si sta sgretolando lentamente e a quelle profondità è praticamente impossibile fare restauri. La copia virtuale serve anche a questo: a conservare una traccia visiva precisa di ciò che c’è ancora.

La società ha deciso di mettere il modello a disposizione degli studiosi, ma sta preparando anche una versione “pubblica”, più leggera, che permetterà di esplorare il Titanic in modo interattivo, con un sommergibile virtuale. Una specie di videogioco, ma documentaristico. Il primo modo per vedere come sarà questa esperienza sarà un documentario prodotto dal National Geographic, in uscita l’11 aprile.

Il Titanic fu scoperto nel 1985, dopo decenni di ricerche. Nei primi anni dopo il ritrovamento ci furono diverse spedizioni, alcune delle quali recuperarono centinaia di oggetti senza troppe cautele. Era un’epoca in cui il relitto non veniva ancora trattato come un sito archeologico, e infatti molti reperti finirono in collezioni private o in mostre poco rigorose. Solo nel 2012, in occasione del centenario del naufragio, l’UNESCO lo ha inserito tra i beni da proteggere con la Convenzione del 2001 sul patrimonio culturale subacqueo.

Il problema è che Stati Uniti, Regno Unito e Canada non hanno ratificato quella convenzione. Questo rende complicata ogni iniziativa di tutela, perché non c’è una normativa internazionale vincolante che protegga davvero il relitto. È anche per questo che molti studiosi guardano con favore al lavoro di Magellan: è una delle poche operazioni recenti che si propone di documentare e non di sfruttare.

Il Titanic continua ad affascinare per motivi evidenti. È una storia tragica e cinematografica, resa ancora più celebre dal film di James Cameron. Ma è anche un pezzo importante della storia del Novecento, un simbolo del rapporto tra l’uomo e la tecnologia, tra modernità e fallibilità. E ora, grazie alla tecnologia, si può tornare a esplorarlo. Senza scendere in fondo all’oceano.

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