L’amministrazione Trump ha iniziato a licenziare circa 6.700 dipendenti dell’Internal Revenue Service (I.R.S.) la scorsa settimana, secondo diverse fonti, nel tentativo annunciato di ridurre i costi all’agenzia federale responsabile della riscossione delle imposte. Molti dei dipendenti coinvolti sono neoassunti in periodo di prova e lavorano nei team di verifica e riscossione, proprio in un momento dell’anno in cui l’I.R.S. riceve milioni di dichiarazioni e richieste di chiarimento da parte dei contribuenti.
Da mesi l’agenzia, che impiega complessivamente circa 100.000 persone tra avvocati, contabili e amministrativi, stava seguendo un piano di rafforzamento e modernizzazione proposto dall’amministrazione Biden e sostenuto da un investimento di 80 miliardi di dollari. Ora, però, il presidente Donald Trump sembra intenzionato a invertire la rotta e ha incaricato Elon Musk e il suo Department of Government Efficiency di esaminare i sistemi informatici dell’I.R.S. con l’obiettivo dichiarato di ridurre i poteri dell’agenzia.
Kevin Hassett, direttore del National Economic Council alla Casa Bianca, ha confermato che i licenziamenti sono «assolutamente sul tavolo per motivi validi» e che il segretario al Tesoro, Scott Bessent, ritiene l’I.R.S. in grado di fare a meno di almeno 3.500 dipendenti. «Il nostro obiettivo è assicurarci che i dipendenti che paghiamo siano produttivi ed efficaci», ha spiegato Hassett, riferendosi alle attività di raccolta di imposte svolte da oltre 100.000 persone, «e non tutte sono pienamente occupate».
L’amministrazione ha lasciato intendere di volere riorganizzare profondamente l’I.R.S., secondo le dichiarazioni del segretario al Commercio Howard Lutnick, che durante un intervento su Fox News ha sostenuto la volontà di Trump di sostituire l’Agenzia delle Entrate con un “External Revenue Service” finanziato dai dazi doganali. «Il suo obiettivo è abolire l’Internal Revenue Service e far pagare tutti gli esterni», ha detto Lutnick.
Il National Treasury Employees Union, che rappresenta i lavoratori dell’I.R.S., ha protestato definendo i licenziamenti «arbitrari e illegali». Secondo la presidente del sindacato, Doreen Greenwald, questa scelta rischia di creare un danno significativo all’economia proprio nel bel mezzo della stagione delle dichiarazioni dei redditi: «Nel pieno della stagione, quando i contribuenti si aspettano un servizio veloce e rimborsi puntuali, l’amministrazione ha scelto di decimare l’intera operazione».
I nuovi licenziamenti colpiscono in particolare il personale assunto per migliorare l’attività di contrasto all’evasione fiscale, in un momento in cui l’I.R.S. calcola che ogni anno vadano persi 600 miliardi di dollari in tasse non riscosse. Chye-Ching Huang, direttrice del Tax Law Center della New York University, ha espresso preoccupazione per l’effetto che la riduzione del personale potrebbe avere sull’elaborazione dei rimborsi e sui controlli nei confronti di grandi società e contribuenti facoltosi.
Le misure non riguardano solo l’I.R.S.: la Transportation Security Administration (T.S.A.) ha confermato di aver licenziato 243 dipendenti in periodo di prova, e anche la C.I.A. ha tentato di congedare un numero non precisato di funzionari addetti al reclutamento e alla diversità. Per quest’ultima agenzia, tuttavia, un giudice federale ha bloccato le azioni in attesa di un’udienza fissata per lunedì, aprendo la strada a un possibile freno temporaneo a nuovi licenziamenti di massa.
L’articolo E ora tocca all’Internal Revenue Service: 6.700 licenziamenti per l’agenzia federale proviene da IlNewyorkese.