Da oggi partono i dazi cinesi contro i prodotti agricoli statunitensi

Pechino ha avviato da questo lunedì l’imposizione di nuovi dazi su numerosi prodotti agricoli provenienti dagli Stati Uniti. Si tratta dell’ennesimo capitolo della crescente guerra commerciale tra le due maggiori economie mondiali. Tra i beni colpiti dai dazi cinesi ci sono il pollo, il grano, il mais e altri prodotti agricoli come soia, carne di maiale, carne bovina e frutta, con aliquote che vanno dal 10 al 15 percento. La Cina, infatti, è il principale mercato estero per l’export agricolo statunitense, circostanza che rende la decisione particolarmente rilevante.

La mossa arriva dopo che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, aveva aumentato i dazi sulle merci cinesi all’inizio di marzo, portandoli dal 10 al 20 percento. Il governo cinese ha reagito con decisione, confermando l’introduzione dei dazi come una risposta a quelle che considera le “misure protezionistiche” adottate da Washington. Le nuove imposte cinesi si applicano sui prodotti che arrivano in Cina entro il 12 aprile, a condizione che siano stati spediti prima di lunedì.

Un portavoce del Congresso Nazionale del Popolo ha dichiarato che l’aumento dei dazi da parte di Trump ha “interrotto la sicurezza e la stabilità delle catene industriali e di approvvigionamento globali”, una chiara accusa alle politiche commerciali statunitensi che, secondo Pechino, minacciano l’equilibrio economico internazionale. La Cina ha inoltre preso misure aggiuntive, bloccando 15 aziende americane dall’acquisto di prodotti cinesi senza una licenza speciale, tra cui un produttore di droni che rifornisce l’esercito degli Stati Uniti.

L’amministrazione Trump, dal canto suo, ha dichiarato che l’intensificazione dei dazi ha lo scopo di fare pressione sulla Cina per ridurre il traffico di fentanyl, un potente oppioide che arriva negli Stati Uniti da Pechino. Trump ha sottolineato che l’azione mirava anche a contrastare le pratiche commerciali che considera sleali, come il furto di proprietà intellettuale e il sostegno statale alle imprese cinesi. Secondo Donald Trump, “Le nostre azioni sono giustificate per proteggere i lavoratori e l’economia statunitense”,.

Nonostante le misure punitive, entrambe le nazioni sembrano disposte a mantenere una porta aperta per la diplomazia. La scorsa settimana, il ministro del Commercio cinese ha rivelato che aveva invitato il suo omologo statunitense e il rappresentante commerciale degli Stati Uniti per una serie di colloqui. Anche il presidente Trump ha dichiarato che un nuovo accordo commerciale con la Cina potrebbe essere “possibile”, dando così segnali di un possibile allentamento delle tensioni.

Tuttavia, la situazione non è semplice. La Cina si trova in una posizione economica complessa, segnata da un rallentamento della crescita, una carenza di investimenti esteri e le cicatrici lasciate dal crollo del mercato immobiliare. Nonostante ciò, Pechino ha dimostrato di essere pronta a rispondere in modo mirato, ad esempio aumentando le agevolazioni fiscali per le aziende cinesi che esportano negli Stati Uniti, con l’obiettivo di mitigare gli effetti dei dazi statunitensi.

In risposta alla politica di Trump, le aziende cinesi hanno anche spostato una parte significativa della produzione in paesi come Vietnam e Messico, dove gli Stati Uniti godono di accordi commerciali più favorevoli. Ma la Casa Bianca ha cercato di chiudere questa possibile via di fuga minacciando nuovi dazi sul Messico, mentre Trump continua a utilizzare la sua strategia di pressione economica su più fronti. Nel frattempo, le aziende cinesi stanno cercando di sfruttare la cosiddetta regola “de minimis”, che esenta i pacchi da dazi se il loro valore è inferiore a 800 dollari, una pratica che Trump ha tentato senza successo di fermare.

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