Cinquantacinque anni fa ci si muoveva in uno scenario completamente diverso: pochi strumenti tecnologici, scarsa attenzione alla sostenibilità e un concetto di reputazione aziendale ancora poco sviluppato. Oggi, la realtà è ben diversa: i dati viaggiano velocissimi, le aziende sono sotto la lente per ogni decisione e gli stakeholder richiedono chiarezza, oggi più che mai, anche su impatti ambientali e rispetto dei diritti dei lavoratori.
La nostra attività ha attraversato diverse evoluzioni: dagli esordi in cui si offrivano principalmente informazioni commerciali, fino all’integrazione di servizi di consulenza investigativa e tecnologia avanzata. L’obiettivo non è mai cambiato: aiutare le imprese a minimizzare i rischi, che nel tempo si sono estesi a questioni etiche, ambientali, reputazionali e sociali.
Le trasformazioni del mercato hanno rivoluzionato il concetto di “responsabilità d’impresa”. Negli anni Settanta e Ottanta, i controlli riguardavano soprattutto la solidità economico/finanziaria di un’azienda. Oggi, i brand vengono valutati anche in base al loro comportamento in ambito di sostenibilità, ai processi produttivi e al modo in cui gestiscono il proprio capitale umano.
Il passaggio cruciale è avvenuto quando abbiamo iniziato a integrare la tecnologia nelle nostre attività. C’erano ancora poche risorse digitali, ma abbiamo visto subito l’opportunità di rendere automatizzati alcuni controlli e di offrire ai clienti non solo risultati approfonditi, ma anche analisi predittive. A distanza di anni, posso dire che quell’intuizione ci ha permesso di arrivare preparati nell’era di internet e dei big data.
Con l’evoluzione delle aziende, è cambiata anche la percezione dell’importanza della reputazione. Fino a qualche decennio fa, pochi si curavano di come un’azienda venisse vista all’esterno. Oggi, invece, la reputazione è un asset fondamentale, quasi come il capitale finanziario. Siamo diventati testimoni della crescita di questo valore, e abbiamo modificato il nostro approccio per affiancare le imprese nel monitorare la propria immagine, reagire a potenziali crisi e migliorare la trasparenza.
Con l’aumento della consapevolezza su questi temi, si è reso necessario sviluppare strumenti sempre più raffinati per verificare la trasparenza delle parti quotidianamente coinvolte nei processi produttivi e decisionali. Telejnform ha ampliato il proprio raggio d’azione, passando dalle verifiche classiche a metodi di intelligence basati su banche dati globali, analisi di documenti e, dove possibile, feedback provenienti da organizzazioni non governative o sindacati locali.
Oggi, quando un’azienda ci chiede di analizzare un potenziale partner, sia in Italia che all’estero, non ci limitiamo più a un controllo formale dei bilanci o dei documenti costitutivi. Indaghiamo anche su come vengono trattati i lavoratori in quello stabilimento, se sono emerse denunce per condizioni di lavoro inique o se ci sono stati casi di violazione dei diritti sindacali. Questo approccio esteso serve a proteggere la reputazione del cliente e, indirettamente, a migliorare gli standard di lavoro nei Paesi in cui operano i fornitori.
Un altro tema che negli ultimi anni ha preso sempre più rilevanza è quello ambientale. Oggi, se un’azienda vuole misurare la propria sostenibilità, non può più limitarsi a calcolare le emissioni interne: deve anche chiedersi quanto incidano quelle dei fornitori.
Ed è qui che entriamo in gioco, ad esempio nel settore dei trasporti, con le nostre verifiche, incrociando dati su licenze, autorizzazioni, prestazioni dei mezzi e altro ancora, per fornire ai clienti una fotografia quanto più possibile completa del loro impatto ambientale globale collegato con quello dei propri fornitori di trasporti.
Un esempio concreto di questa evoluzione è la possibilità di verificare “in tempo reale” i mezzi di trasporto che vanno a caricare merce per conto di un nostro cliente. In passato, era tutto piuttosto macchinoso: si controllava a chi fosse intestata una targa, si faceva qualche ricerca superficiale e finiva lì. Oggi, invece, siamo in grado di associare ogni mezzo a un profilo di potenziale inquinamento, dando all’azienda dati utili a calcolare l’impatto ambientale totale.
Oggi siamo in grado di effettuare verifiche ambientali sulle aziende. Facendo che cosa? Ad esempio, esaminando le targhe dei mezzi che vanno a caricare la merce, per sapere che tipo di veicoli siano e quale impatto generino in termini chilometrici. Questo consente, al nostro cliente, di scegliere i fornitori più sostenibili o, quantomeno, di avere un quadro chiaro di quali siano le emissioni prodotte lungo la filiera.
Nei nostri report, dunque, non ci limitiamo ad indicare “questa azienda è affidabile o meno”, ma forniamo dati specifici come “questo fornitore ha questi mezzi, con questi livelli di emissioni; quindi, inciderà in un certo modo nel tuo bilancio di sostenibilità”. È un progresso enorme rispetto alla situazione di qualche anno fa, quando nessuno si sarebbe posto la domanda di quanto inquinasse un singolo camion.
Il cambio di prospettiva non riguarda soltanto i grandi gruppi internazionali. Anche le imprese di medie dimensioni, che un tempo guardavano solo alla redditività immediata, oggi richiedono strumenti avanzati di verifica. Chi produce macchinari, ad esempio, vuole essere sicuro di non collaborare con stabilimenti che violano sistematicamente i contratti di lavoro o che inquinano le falde acquifere o che siano collegati a soggetti in black list, criminal list o che siano sanzionati per colpa della guerra o persone politicamente esposte.
In questo scenario, la nostra consulenza si è evoluta: non ci limitiamo alla raccolta di dati e alle investigazioni, ma offriamo un vero supporto decisionale. Telejnform fornisce vere e proprie linee guida, indicando quali parametri ambientali o sociali controllare con maggiore attenzione e suggerendo strategie per mantenere un monitoraggio costante. Il nostro ruolo è divenuto sempre più consulenziale, affiancando le aziende nella costruzione di una filiera etica e sostenibile.
Dal punto di vista operativo, abbiamo investito molto nella tecnologia. Databases, fonti OSINT (Open Source Intelligence) e algoritmi di analisi ci consentono di elaborare rapidamente enormi quantità di informazioni. Tuttavia, crediamo che il fattore umano resti fondamentale: ci sono aspetti culturali, sociali e politici che un algoritmo non può cogliere senza l’interpretazione di analisti esperti.
Questo significa che la vera sfida non è più soltanto “scoprire i problemi”, ma prevenire l’emergere di criticità attraverso un approccio proattivo. Consigliamo alle aziende di mappare e valutare i rischi reputazionali, al pari di quelli finanziari. Con un monitoraggio continuo, è possibile individuare segnali di sfruttamento o di inquinamento prima che la situazione diventi irrecuperabile.
L’articolo Come è cambiato il mondo: dalla reputazione aziendale alla consulenza proviene da IlNewyorkese.