Entro il 2035 potremmo lavorare solo due o tre giorni a settimana. Non per legge o per una rivoluzione sindacale, ma perché l’intelligenza artificiale avrà reso superfluo gran parte del lavoro umano. A dirlo è Bill Gates, che in un’intervista al “Tonight Show” di Jimmy Fallon è tornato su una previsione che aveva già fatto nei mesi scorsi: «L’IA diventerà gratuita e comune. Ottimi consigli medici, ottimo tutoraggio», ha detto. In altre parole, interi comparti produttivi potrebbero ridurre drasticamente il monte ore necessario per ottenere gli stessi risultati. E in molti casi, farlo meglio.
Il discorso non riguarda più solo i lavori ripetitivi o meccanici. A cambiare potrebbero essere anche le professioni ad alta specializzazione: medicina, ingegneria, educazione. Gates ha citato esplicitamente il settore sanitario e quello scolastico come i più esposti alla trasformazione. Negli ultimi mesi si sono moltiplicati i casi di applicazioni IA in ambito clinico: una piattaforma come INSIGHT MMG è già in grado di individuare il cancro al seno con anni di anticipo rispetto agli esami diagnostici tradizionali. Nel Regno Unito ha aperto una clinica di fisioterapia automatizzata, Flock Health, in cui i pazienti interagiscono con assistenti digitali.
Il caso più discusso resta però quello del bambino americano, visitato da 17 medici diversi per un problema mai diagnosticato correttamente: ci sono riusciti i suoi genitori usando ChatGPT. È l’esempio che Gates porta ogni volta che vuole spiegare dove stiamo andando. L’IA riduce i margini di errore, accelera i processi, produce soluzioni. A quel punto, è difficile giustificare la permanenza di molte figure umane nelle catene di produzione e nei servizi. Non è un’ipotesi: aziende come Bluefocus in Cina hanno già licenziato tutti i copywriter e designer esterni. IBM ha bloccato le assunzioni per circa il 30% delle posizioni di backoffice, dichiarando che verranno rimpiazzate da software.
Gates non parla mai di disoccupazione di massa. Dice, più semplicemente, che «per la maggior parte delle cose, gli esseri umani non saranno più necessari». È un’affermazione che vale più di un’allerta, soprattutto in un contesto in cui la riduzione dei costi è l’unico parametro di valutazione per molte aziende. Il profitto resta il motore del cambiamento. La tecnologia, in questo senso, non sta portando un modello alternativo: sta semplicemente comprimendo la variabile lavoro.
Le ricadute non riguardano solo l’economia, ma anche la produzione culturale. Negli ultimi giorni, immagini e video generati dall’IA in stile “Studio Ghibli” hanno ottenuto milioni di visualizzazioni, mostrando la capacità degli algoritmi non solo di imitare, ma di appropriarsi di linguaggi visivi complessi. Se nel 2023 l’idea di un weekend lungo era una battuta da meme, oggi è un’evoluzione concreta, almeno per chi riuscirà a mantenere un lavoro. Per tutti gli altri, la domanda resta sospesa: cosa resta da fare, quando non c’è più nulla da produrre?
L’articolo Bill Gates sostiene che tra dieci anni lavoreremo solo 2 giorni grazie all’IA proviene da IlNewyorkese.