Marco Troncone: Fiumicino verso il futuro tra innovazione e sostenibilità

Marco Troncone, classe 1971, è il CEO di Aeroporti di Roma (ADR) dal 2020, guidando gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino con una visione che coniuga innovazione e sostenibilità. Laureato in Ingegneria Chimica all’Università Federico II e con un MBA alla SDA Bocconi, ha maturato esperienza internazionale in strategia e M&A nei settori infrastrutture, energia e telecomunicazioni, lavorando per realtà come AT Kearney, Sintonia e Atlantia. Sotto la sua leadership, ADR ha introdotto servizi all’avanguardia e lo scalo di Roma Fiumicino ha conquistato per sette anni consecutivi il titolo di “Miglior Aeroporto d’Europa” da Airports Council International (ACI) Europe, consolidando la propria reputazione internazionale. Troncone ricopre inoltre incarichi di rilievo a livello internazionale, tra cui  Vice Presidente elettivo Infrastrutture per la crescita di Unindustria, membro del board di ACI Europe – Airport Council International e Presidente della Fondazione “Patto per la Decarbonizzazione del Trasporto Aereo”. Lo abbiamo intervistato per IlNewyorkese.

Il futuro del trasporto aereo si gioca su sostenibilità, innovazione e cooperazione globale: solo con partnership internazionali solide potremo trasformare la transizione energetica in un’opportunità di crescita per tutti gli aeroporti

ADR ha anticipato al 2030 l’obiettivo di zero emissioni dirette e integrato una “ClimateChange Risk Analysis” all’avanguardia, che ha presentato al Private Sector Forum dell’ONU Global Compact. In che modo questo approccio sta rafforzando concretamente la competitività di Fiumicino?

La lotta al cambiamento climatico non è soltanto un obbligo normativo ma è ormai una richiesta precisa del mercato. I passeggeri desiderano sempre di più volare in maniera sostenibile, riducendo al minimo il proprio impatto ambientale. Essere un’infrastruttura moderna, efficace e “green” significa quindi rispondere a questa domanda, aumentando l’attrattività dello scalo e garantendo la compatibilità delle nostre operazioni con gli obiettivi di sostenibilità dei nostri partner, in primo luogo le compagnie aeree. In questo senso, un aeroporto sostenibile diventa un fattore chiave di competitività: non solo attraverso le attività di mitigazione – portare l’aeroporto verso le emissioni zero al 2030 e abbattere tutto ciò che contribuisce al riscaldamento climatico – ma anche grazie alle strategie di adattamento, cioè la protezione delle infrastrutture dagli effetti ormai inevitabili del cambiamento climatico. È un tema che abbiamo discusso anche in sede ONU: adattamento significa modificare le infrastrutture esistenti e progettare quelle future in modo che siano resilienti alle nuove sfide ambientali – dalle inondazioni alle siccità, fino all’aumento delle temperature. Questi interventi sono essenziali per la competitività perché la qualità di un’infrastruttura non si misura solo in termini di servizio o capacità, ma anche di disponibilità, affidabilità e continuità operativa. Tutto ciò contribuisce ad attrarre più traffico, aumentare i ricavi e consolidare il posizionamento competitivo del nostro scalo.

L’aeroporto di Fiumicino ha raggiunto con diversi mesi di anticipo il target SAF (SustainableAviation Fuel) del 2% previsto dal regolamento fissato dall’Unione Europea per il 2025. Quali sono gli ostacoli ancora da superare per far crescere ulteriormente la quota di biocarburanti sostenibili?

Si tratta di un processo lungo che ci accompagnerà fino al 2050, orizzonte temporale entro il quale sono definiti i mandati e gli obiettivi. Ci saranno molte tappe intermedie: stiamo ora superando con successo il primo traguardo – il 2% previsto per il 2025 – e guardiamo con ragionevole ottimismo anche al secondo obiettivo, il 6% fissato per il 2030. Per il 6% del 2030 riteniamo di poterlo conseguire grazie alle iniziative definite e promosse nell’ambito della nostra Fondazione Pacta, cui partecipano numerosi attori, tra cui Eni. Durante l’ultimo congresso abbiamo verificato che i piani produttivi e i programmi di nuove bioraffinerie di Eni siano adeguati a garantire la produzione di biocarburante necessaria a soddisfare quel 6% entro i tempi previsti. Dal 2030 al 2035 l’obiettivo crescerà ulteriormente: il 6% diventerà 20%, più che triplicando. In quella fase le sfide diventeranno più complesse, ma c’è ancora tempo per prepararsi. I principali fronti su cui intervenire sono due. Da un lato i biocarburanti richiedono un incremento della capacità produttiva, con più bioraffinerie per soddisfare la domanda crescente. Dall’altro lato bisogna rafforzare la filiera produttiva, assicurando la disponibilità delle biomasse necessarie per trasformarle in biocarburante nelle quantità richieste. Occorre quindi sviluppare e consolidare una filiera produttiva solida.

La Fondazione PACTA coinvolge stakeholder industriali e istituzionali sul tema della decarbonizzazione. Come immagina che questa esperienza possa influenzare le policy europee, nei prossimi anni, anche a livello internazionale?

Restando sul tema della disponibilità biomasse, serve una forte focalizzazione industriale e politica, con un piano e una politica industriale coerenti. La nostra Fondazione Pacta lavora perché i mandati europei trovino riscontro nel tessuto produttivo, sviluppando più bioraffinerie, una filiera solida per le biomasse e l’integrazione nei piani nazionali. Quando i biocarburanti inizieranno a esaurirsi, dovranno subentrare i carburanti sintetici – ottenuti da anidride carbonica e idrogeno verde – ma la tecnologia e la filiera produttiva sono ancora immature e richiedono forti investimenti in ricerca, sviluppo e creazione di una nuova industria. I costi restano una sfida cruciale: i biocarburanti costano fino a tre volte più dei tradizionali, mentre i sintetici fino a dieci volte tanto. Per questo occorre da un lato consolidare il percorso sui biocarburanti con un piano industriale concreto, dall’altro sviluppare quasi da zero il settore dei carburanti sintetici investendo in tecnologia, infrastrutture e capacità produttiva. Le politiche europee devono affiancare agli obiettivi anche fattori abilitanti concreti – incentivi, fondi e risorse per ricerca e sviluppo – così da trasformare gli impegni politici in realtà industriale e garantire la transizione energetica su entrambi i fronti.

Quest’estate Fiumicino ha registrato numeri record: oltre 15 milioni di passeggeri con un incremento del traffico verso gli Stati Uniti del 3,5% rispetto al 2024 e del 34% rispetto al 2019. Quali sono, secondo lei, i fattori chiave che hanno reso possibile questa crescita così costante e strutturale?

Dopo la pandemia il traffico aereo è ripartito con forza, soprattutto verso l’Europa e le destinazioni turistiche del Mediterraneo. In questo scenario Roma si distingue: nel 2024 il traffico è cresciuto del 22% sull’anno precedente, il ritmo più alto in Europa, il doppio rispetto a Paesi come Spagna o Grecia. Roma continua a essere una destinazione estremamente attrattiva, soprattutto per i passeggeri statunitensi, merito dell’attrattività della capitale – sostenuta dal cambio favorevole e dall’offerta turistica italiana “value for money”. Non si tratta soltanto di accogliere passivamente la domanda generata dalle dinamiche di mercato, ma di promuovere attivamente l’aeroporto con iniziative e strategie dedicate, come parte di una visione strutturale di lungo periodo.

Che ruolo giocano i nuovi collegamenti con gli USA in questa espansione e quali tratte “mancano” ancora per completare il network transatlantico? Come state collaborando con operatori turistici e istituzioni per massimizzare il ritorno economico di questi flussi?

Abbiamo costruito negli anni un dialogo costante e una solida attività di business development negli Stati Uniti con le principali compagnie aeree – Delta, United, American Airlines – basata su rapporti di fiducia e lungo periodo. Roma si distingue come un aeroporto estremamente attrattivo e riconosciuto a livello internazionale: l’ottenimento del rating Skytrax a 5 stelle – un riconoscimento riservato a poco più di una dozzina di aeroporti al mondo – rappresenta un vero marchio di qualità che le compagnie aeree possono valorizzare verso i propri passeggeri, consolidando l’immagine dello scalo come infrastruttura di altissima qualità e sempre più orientata all’esperienza del viaggiatoreLa crescita dei collegamenti con gli Stati Uniti prosegue in modo strutturale: siamo ormai vicini a raggiungere 20 destinazioni dirette tra Italia e USA, con due nuove rotte introdotte quest’anno – Denver e Minneapolis – e un ulteriore ampliamento previsto per l’estate 2026 con l’ingresso di Alaska Airlines, che collegherà Seattle direttamente a Roma. È atteso anche l’arrivo di American Airlines sulla stessa rotta. A questo network si affianca una rete molto estesa di voli indiretti: ad esempio Delta, attraverso il proprio hub di Atlanta, consente di collegare Roma a decine di aeroporti statunitensi, alimentando così l’intero network nordamericano. Parallelamente portiamo avanti un lavoro intenso con il territorio e con le istituzioni – Roma Capitale, Regione Lazio –per promuovere la destinazione non solo negli Stati Uniti, ma anche a livello globale. L’obiettivo è infatti quello di promuovere e gestire in modo strategico il turismo di qualità a Roma, valorizzare il brand della città e governare i flussi turistici. Queste sinergie, insieme alle partnership istituzionali e commerciali già attive, rafforzano ulteriormente il posizionamento dello scalo romano come hub internazionale di riferimento e accelerano l’integrazione di Roma nei grandi flussi turistici e commerciali transatlantici.

Avete fissato l’obiettivo di arrivare a 100 milioni di passeggeri nel 2046. Quali infrastrutture o innovazioni saranno necessarie per gestire volumi di traffico così alti senza compromettere qualità e puntualità?

Fiumicino sta crescendo rapidamente come generatore di traffico e può ancora aumentare leggermente la capacità, ma presto raggiungerà il limite massimo. Per gestire i flussi futuri, stimati in 100 milioni di passeggeri nei prossimi vent’anni, è necessario un adeguamento strutturale.

Per questo abbiamo elaborato una risposta chiara, un masterplan che delinea l’aeroporto del futuro. Il master plan prevede un nuovo terminal e una riorganizzazione delle piste per aumentare la capacità riducendo l’impatto acustico e rispettando i più alti standard di puntualità, qualità e sostenibilità. Il futuro aeroporto sarà a emissioni zero, iper-efficiente, con gestione moderna delle risorse e delle piste ottimizzata per ridurre il rumore allontanando l’impatto acustico dai centri abitati.

Crescita e sostenibilità si alimentano a vicenda: le risorse generate dal traffico sostengono elettrificazione, biocarburanti e efficienza energetica. Negli ultimi 12 anni sono stati investiti 3 miliardi di euro, creati 2.000 posti di lavoro solo in Aeroporti di Roma e trasformato Fiumicino in un hub di eccellenza. Il piano è in fase di valutazione e pronto a partire appena arriverà il via libera, seguendo l’esempio di grandi hub internazionali.

L’articolo Marco Troncone: Fiumicino verso il futuro tra innovazione e sostenibilità proviene da IlNewyorkese.

Torna in alto