Il primo grande sciopero dei trasporti in New Jersey da quarant’anni

Per la prima volta in oltre quarant’anni, il New Jersey si è svegliato venerdì con le linee ferroviarie completamente ferme a causa di uno sciopero dei macchinisti di NJ Transit, la compagnia pubblica che gestisce il trasporto pendolare verso New York City. Migliaia di viaggiatori sono rimasti bloccati nelle stazioni, alcuni completamente ignari della protesta fino al momento dell’arrivo in banchina. Intanto, le trattative tra l’azienda e il sindacato Brotherhood of Locomotive Engineers and Trainmen si sono interrotte giovedì sera senza un accordo.

Il governatore del New Jersey, Phil Murphy, ha definito lo sciopero «un pasticcio che si sono creati da soli» e ha accusato i rappresentanti sindacali di aver respinto «un’offerta equa per i lavoratori e sostenibile per le finanze dello Stato». Durante una conferenza stampa ad Aberdeen, ha ribadito che l’amministrazione è pronta a riprendere il dialogo nel fine settimana per evitare ulteriori disagi da lunedì. Intanto, NJ Transit ha annunciato un piano d’emergenza con autobus sostitutivi in partenza da quattro località, ma il servizio non sarà attivo prima dell’inizio della prossima settimana e potrà coprire solo una minima parte del traffico pendolare.

Il nodo principale dello sciopero resta la retribuzione dei macchinisti. Il sindacato chiede che gli stipendi siano equiparati a quelli dei colleghi di Amtrak, Long Island Rail Road e Metro-North. Secondo Thomas Haas, presidente del sindacato, i lavoratori guadagnano in media 10 dollari l’ora in meno rispetto alle altre compagnie. L’ultima offerta di NJ Transit prevedeva aumenti del 2,7% annuo per 7 anni e mezzo, mentre l’accordo con Amtrak garantisce una media del 4,87% annuo. «Eravamo vicini a un’intesa», ha detto Haas, «ma hanno deciso di interrompere i colloqui. È frustrante, ma siamo pronti a tornare al tavolo».

Da parte sua, il direttore di NJ Transit Kris Kolluri ha sostenuto che il contratto proposto avrebbe portato lo stipendio medio annuo da 135.000 a 172.000 dollari. Il sindacato ha smentito i numeri, dichiarando che la base salariale si ferma a 89.000 dollari e che la maggioranza dei macchinisti guadagna meno di 100.000 dollari all’anno.

Lo sciopero coinvolge l’intera rete NJ Transit, che serve circa 350.000 persone ogni giorno tra treni, autobus e tram leggeri. Solo sulla tratta ferroviaria tra il New Jersey e New York City viaggiano quotidianamente circa 70.000 pendolari. Molti si sono ritrovati improvvisamente senza alternative. Alcuni pendolari hanno raccontato di essersi accorti dello sciopero tra un cambio e l’altro, e che le alternative per coprire la tratta arrivavano a superare i 100 dollari per il biglietto, quando non erano totalmente esaurite.

Secondo Bill Dwyer, docente della Rutgers School of Management and Labor Relations, lo sciopero potrebbe temporaneamente rafforzare la posizione del sindacato: «Chi usa il servizio non sarà contento, e la pressione sul management aumenterà», ha spiegato. Tuttavia, ha avvertito che questo vantaggio potrebbe svanire in fretta se NJ Transit decidesse di sospendere i contributi per l’assicurazione sanitaria dei lavoratori. In quel caso, lo sciopero rischia di diventare insostenibile per i macchinisti stessi.

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