Il mercato azionario statunitense ha chiuso la sua settimana peggiore da mesi, travolto da una serie di cambiamenti improvvisi sui dazi annunciati dalla Casa Bianca e dal crescente nervosismo sulla tenuta dell’economia. L’indice S&P 500, il più rappresentativo dell’andamento di Wall Street, ha oscillato per tutta la giornata di venerdì prima di chiudere in rialzo, ma il bilancio settimanale resta pesante: -3,1%, la peggiore performance dal settembre scorso.
Gli investitori hanno reagito a nuove tensioni commerciali dopo che martedì sono entrati in vigore dazi del 25% su Messico e Canada e un’ulteriore tariffa del 10% sui prodotti cinesi. La Casa Bianca ha poi annunciato una parziale sospensione delle misure, ma senza riuscire a invertire il trend negativo dei mercati. La prospettiva di un rallentamento economico, aggravata da sondaggi che segnalano una crescente incertezza tra i consumatori, ha alimentato le vendite.
Nonostante tutto, le parole del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, hanno offerto un temporaneo sollievo agli investitori. Powell ha ribadito che l’economia statunitense «continua a essere in una buona posizione» e ha confermato l’intenzione della Fed di mantenere i tassi d’interesse stabili per contenere l’inflazione senza frenare la crescita. Un segnale incoraggiante è arrivato anche dal mercato del lavoro: a febbraio sono stati creati 151.000 nuovi posti, abbastanza per allontanare i timori di una recessione senza riaccendere quelli su un’inflazione fuori controllo.
A subire le perdite maggiori sono stati i titoli tecnologici, che rappresentano una fetta rilevante dell’S&P 500. Le grandi aziende del settore, che fino a pochi mesi fa trainavano la crescita del mercato, hanno iniziato a perdere terreno a causa delle preoccupazioni per una concorrenza più aggressiva nel settore dell’intelligenza artificiale. Tesla ha dimezzato il suo valore da dicembre, mentre il prezzo del Bitcoin è sceso del 20% nello stesso periodo.
Il ribasso ha colpito quasi tutti i settori dell’S&P 500, con le sole aziende sanitarie che hanno chiuso la settimana in territorio positivo. I titoli finanziari e quelli legati ai beni di consumo discrezionali sono stati tra i peggiori, segno che gli investitori stanno rivedendo le loro aspettative su spese e investimenti futuri. Ancora peggiore la situazione per le piccole aziende: l’indice Russell 2000, che raccoglie le società più esposte ai cicli economici, è sceso del 3,8% nella settimana, portando a quasi il 15% il calo rispetto ai massimi di novembre.
Un altro segnale di difficoltà è arrivato dal dollaro statunitense, che ha registrato la sua peggiore settimana in due anni con una perdita superiore al 3% rispetto alle principali valute. Il peso messicano e il dollaro canadese si sono rafforzati, recuperando parte delle perdite delle ultime settimane.
Secondo Jim Caron, strategist di Morgan Stanley, la volatilità potrebbe continuare ancora per un po’: «Nelle ultime settimane, e forse anche nelle prossime, stiamo attraversando un ciclo di notizie molto difficile». Per ora, gli investitori si muovono tra vendite dettate dall’incertezza e la speranza che l’economia statunitense resti abbastanza solida da evitare un nuovo ribasso prolungato.
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