“È tutto un lungo cammino di apprendimento. Se c’è una certezza quando si inizia, è che il percorso non sarà mai lineare. Puoi cercare di imitare i successi degli altri, ma le tue esigenze saranno sempre uniche, e dovrai essere pronto a ricominciare da capo, ogni volta che la strada lo richiede.”
Marialuisa Garito è un’imprenditrice italiana che nel 2008 si è trasferita a New York per inseguire un sogno: trasformare la sua passione per la creatività in professione. Con un passato nel mondo della sceneggiatura e del cinema, ha fondato Affordable Chic, una start-up nel settore della moda che rappresenta il perfetto connubio tra arte, creatività e imprenditoria tutta al femminile. Il brand nasce con un obiettivo preciso: colmare il gap tra qualità e accessibilità, rendendo la moda sofisticata alla portata di tutti. Oggi Affordable Chic è un punto di riferimento anche per la creatività e l’arte. Oltre ad ospitare eventi, presentazioni e installazioni artistiche, lo showroom si è trasformato in un laboratorio di idee, dove moda, design e cultura si intrecciano, dando vita a collaborazioni uniche e progetti innovativi. Abbiamo intervistato Marialuisa per il Newyorkese
La creatività è sempre stata il filo conduttore della tua vita. È stato proprio il tuo estro artistico a guidarti nella Grande Mela?
Fino al 2008 vivevo a Roma. In realtà il richiamo della creatività è sempre stato dentro di me. Nonostante studiassi ingegneria gestionale per rendere felice la mia famiglia, mi occupavo della scrittura di sceneggiature e di regia. Proprio per questo decisi di cambiare settore e iniziare il corso in regia alla RAI, che mi permise di partecipare a molti progetti interessanti. Quell’ambito rappresentava tutto ciò che mi rendeva felice e in cui ero libera di esprimermi. Nonostante questo, sentivo che mi mancava qualcosa. C’era comunque un approccio un pò limitante in Italia per la totale espressione di progetti davvero creativi e così decisi di cercare altrove. La scelta ricadde sulla città che più rappresenta il connubio tra moltissime culture diverse e dunque fonte di entusiasmanti storie d’ispirazione: New York.
È stato in quel momento che ti sei immersa in una realtà vibrante in cui poterti esprimere liberamente, cosa ti ha convinta a restare?
Sì, esatto. Sono arrivata a New York per un progetto legato alla regia. Dovevo sviluppare un mediometraggio e fare un corso di sceneggiatura. In quei primi tre mesi ho fatto più esperienze di quante ne avrei fatte in tre anni in Italia. Ho seguito corsi innovativi, collaborato con artisti internazionali, partecipato alla creazione di documentari sperimentali. Soprattutto ho avuto la possibilità di assorbire l’incredibile energia della città. Dopo pochi mesi, ho capito che New York era il mio posto, a cui ha contribuito anche l’avere incontrato quello che sarebbe diventato mio marito. Lasciare tutti i miei affetti in Italia non è stato per niente facile, ma sentivo dentro di me di essere esattamente dove dovevo.
Come è avvenuta la scelta di cambiare percorso lavorativo, passando dalla sceneggiatura alla moda? Quale momento ha segnato questo cambio di direzione?
Dopo aver lavorato per molti anni a documentari e sceneggiature, ho avuto una pausa creativa. Anzi, direi che mi sono dedicata al progetto più bello di tutti: diventare madre di due bambine. Ed è stato proprio in una mattina qualunque, in cui accompagnavo le mie figlie a scuola, che è arrivata l’ispirazione per il mio nuovo progetto. Guardando le altre mamme, ho pensato: ma come fanno le donne a New York ad essere eleganti e chic senza contemporaneamente spendere cifre astronomiche? Da questa semplice domanda, ho iniziato a pensare ai gap che esistono in America, e questo caso era assolutamente uno di quelli più evidenti. Vivendo a Manhattan o in generale a New York, o compri dalle grandi firme o la qualità dei capi d’abbigliamento si abbassa in modo considerevole. Mancava dunque un prodotto ideale che avrebbe dovuto colmare quel gap tra “luxury e affordability”. Da questa idea, se non necessità, è nata la mia start-up.
Raccontaci di più su come è nato nel concreto il progetto, quali sono stati i primi passi intrapresi e come hai definito la tua idea di brand.
Il mio obiettivo era creare qualcosa non solo esteticamente bello, ma che avesse anche un significato. Sono partita dall’interpretare il concetto di “fashion” come un linguaggio universale, un mezzo per connettere le persone e portare valore. La mia priorità è stata quella di creare un ponte tra il lusso e l’accessibilità, un divario molto marcato negli Stati Uniti. I miei abiti sono selezionati con attenzione e nascono da collaborazioni con brand italiani e francesi che conosco personalmente e che condividono la mia visione, offrendo alta qualità a un prezzo inferiore ai $100. Ho voluto sfatare il mito che il prezzo alto sia garanzia di qualità. Ho partecipato a molte fiere, incontrato personalmente i designer e scelto con cura ogni capo, pensando a ciò che avrei voluto indossare nella mia quotidianità. All’inizio organizzavo feste private in cui creavo pop-up e portavo pochi capi per comprendere la percezione del valore di quello che stavo offrendo; incredibilmente, i feedback erano davvero positivi. Indubbiamente, però, senza le donne che hanno indirettamente fatto parte di questo progetto e che lo hanno sostenuto, non avrei potuto realizzare nulla di tutto questo
Cos’è oggi per te Affordable Chic? Come è diventato non solo un brand, ma anche un vero e proprio hub di espressione creativa a tutto tondo?
Oggi Affordable Chic è un progetto completo ma sempre in continua evoluzione, con una forte voglia di sperimentare e rimanere al passo con i tempi. Lo showroom si trova all’interno di una brownstone nell’Upper West Side di New York, un luogo che riflette perfettamente la sua comunità vibrante e diversificata. La struttura stessa richiama l’architettura storica del quartiere, ma all’interno si respira una modernità che celebra l’inclusività e la creatività. Il cuore pulsante di Affordable Chic è composto da donne incredibili, tutte “self-made”, che hanno raggiunto il successo grazie al loro talento e alla loro determinazione. Molte di loro sono anche intellettuali e artiste che hanno trasformato la loro diversità in un punto di forza, creando uno spazio dove la bellezza e la cultura si incontrano. Oggi, lo showroom è un ambiente che incarna perfettamente il Made in Italy, non solo nel design, ma anche nel lifestyle e nel décor. Ho voluto creare un’atmosfera lussuosa, ma accessibile, che rifletta un’eleganza senza tempo, senza però risultare ostentata. Ma ciò che rende davvero unico questo spazio sono gli eventi. Collaboro con musicisti, artisti visivi e performer per creare eventi esclusivi che non solo attirano visitatori, ma stimolano anche la conversazione, l’ispirazione e la connessione. Ogni evento è pensato per celebrare la creatività in tutte le sue forme, dando visibilità a talenti emergenti e offrendo un palcoscenico a chi ha qualcosa di unico da dire.
Come sei riuscita a mantenere alta la qualità dei capi, riuscendo al contempo a offrire prezzi competitivi?
Principalmente, il mio successo si basa sulla gestione dei costi. Non ho spese esorbitanti per l’affitto, e utilizzo un modello di cost management appreso durante i miei studi in ingegneria. Il mio motto è sempre Keep shifting non importa come si inizia, ma sapersi adattare è fondamentale. Il “pivoting” è una parte essenziale del mio approccio: significa avere la capacità di cambiare il business o il business plan quando necessario. È un aspetto cruciale per ogni impresa, l’adattabilità è la chiave. Il mio modello funziona proprio perché non mi limito a un solo brand. Affordable Chic è multibrand, quindi non rischio mai di rimanere senza stock. Il word of mouth è una delle risorse più potenti, e lo utilizzo a pieno. È l’unico strumento su cui investo, perché è gratuito, e questo fa parte della mia strategia: sfruttarlo al massimo è una decisione che si inserisce perfettamente nel mio business plan.
Come definiresti il concetto di “accessibilità” e come pensi che questo progetto riesca a rendere le donne parte di qualcosa di più grande, una community creativa e inclusiva?
Per Affordable Chic, l’accessibilità non riguarda solo l’acquisto di un capo elegante e di qualità a un prezzo accessibile, ma va oltre. Significa darti la possibilità di prendere quella cosa che ti serve, che sia per il lavoro, per un evento, per un’occasione speciale, ma senza dover sacrificare le tue necessità primarie. Non devi rinunciare alla qualità per soddisfare i tuoi bisogni di base. Non credo in una rigidità nei modelli di business o nelle scelte: devi essere sempre in movimento, pronto a cambiare e adattarti. E questo vale anche per le persone che entrano nel mio spazio: non si tratta solo di comprare, ma di entrare in un mondo dove moda, design e creatività si intrecciano, e dove anche una donna della middle class può sentirsi parte di qualcosa più grande, una community che celebra l’eleganza e l’autoconsapevolezza. Questo è il concetto di accessibilità che promuovo, un accesso che non è solo economico, ma anche emotivo e culturale. E alla fine, tutte le esperienze diversificate che ho vissuto prima, senza nemmeno rendermene conto, hanno avuto un senso. Hanno fatto parte di un puzzle che ora si compone. Ogni passo, ogni decisione che ho preso, anche quelle che sembravano distanti o poco legate tra loro, sono ora parte di un quadro più grande. Questo è stato il vero segreto per realizzare il mio brand.
L’articolo Affordable Chic: il lusso accessibile nella Grande Mela proviene da IlNewyorkese.