Fancy Food Show 2025: le sfide e l’importanza dell’esportazione negli States, con Giuseppe Di Martino

Nel cuore del Fancy Food Show 2025 di Las Vegas, una delle fiere più prestigiose dedicate al settore alimentare, abbiamo avuto l’onore di intervistare Giuseppe Di Martino, figura di spicco nella promozione dell’eccellenza gastronomica italiana ed a capo del Pastificio Di Martino. Durante il nostro incontro, Di Martino ha raccontato le sfide e le opportunità legate all’esportazione dei prodotti italiani negli Stati Uniti, sottolineando l’importanza della qualità e dell’autenticità come chiavi per il successo internazionale del Made in Italy.

Da quante generazioni esiste l’azienda Di Martino?

Tre generazioni. Mio nonno l’ha fatta partire: era un operaio dell’azienda, e il suo titolare, che aveva tre figlie femmine, decise di vendergliela. Non avendo una lira, mio nonno ottenne un mutuo garantito dal Banco di Napoli. Così nacque il Pastificio Di Martino, dal 1912.

Da quanti anni vivi stabilmente negli Stati Uniti, a New York?

Sono qui da cinque anni in modo stabile. Ho acquistato casa e New York è diventata casa mia. Prima era sempre la città che più mi attirava, pur viaggiando in oltre 60 paesi.

Come è cambiata la presenza dell’Italia al Fancy Food Show e la percezione dei prodotti italiani negli Stati Uniti?

Il Fancy Food Winter è più selezionato rispetto al Summer a New York, che un tempo era il regno degli importatori italiani degli anni ’50 e ’60. Allora si parlava spesso in un inglese misto a napoletano per intraprendere relazioni commerciali. Oggi è tutto cambiato: le catene di supermercati importano direttamente e ci sono broker multietnici. Il Fancy Food è diventato una vetrina per l’eccellenza. Questo mercato premia chi si impegna e si presenta in prima persona. Essere qui dimostra commitment e crea fiducia.

La pasta, nella cultura italo-americana, è spesso vista come un contorno. Come sta cambiando questa percezione?

La pasta negli Stati Uniti ha sempre avuto una vita propria: dagli spaghetti with meatballs di Lilli e il Vagabondo ai mac and cheese. I ristoranti italo-americani hanno spesso reinterpretato l’idea della cucina italiana. Tuttavia, negli ultimi 15-20 anni, la nuova ondata di italiani ha portato una cucina più moderna e ortodossa, con cotture veloci, meno grassi e piatti più autentici. Anche le nuove generazioni stanno riscoprendo la pasta come parte di una dieta bilanciata, grazie al movimento degli scratch cookers, che durante il Covid hanno iniziato a ricercare ingredienti migliori per creare piatti fusion interessanti.

Parliamo delle collaborazioni: Barbie e Dolce&Gabbana. Come sono nate?

La collaborazione con Dolce&Gabbana è immediata: Stefano e Domenico, clienti del nostro store a Capri, hanno riconosciuto nel nostro marchio l’eccellenza e l’autenticità italiana. È stato naturale unire le forze per rappresentare un brand hyperitalian, rendendo l’alta moda accessibile e pop, senza perdere l’eleganza. Quella con Barbie è stata più articolata. Nel 2017 ho incontrato un responsabile marketing della Mattel e ho proposto l’idea di una Barbie Chef di pasta, per avvicinare le nuove generazioni al cibo sostenibile e stagionale. Il progetto si è evoluto grazie alla collaborazione con lo chef Massimo Bottura e la sua associazione Food for Soul. Abbiamo formato ragazze madri emarginate, trasformandole in chef di pasta, e venduto prodotti nei supermercati con una percentuale destinata alla fondazione. Il successo è esploso con il film Barbie, che ha dato ulteriore popolarità al progetto.

Un sentito ringraziamento all’Italian Trade Agency, alla Specialty Food Association e a Universal Marketing per averci ospitato in questo prestigioso evento.

L’articolo Fancy Food Show 2025: le sfide e l’importanza dell’esportazione negli States, con Giuseppe Di Martino proviene da IlNewyorkese.

Torna in alto