Lo shutdown federale degli Stati Uniti, iniziato il 1° ottobre, ha superato i 36 giorni e ha superato la durata record del blocco del 2018-2019. Il prolungarsi dell’assenza di una legge di bilancio approvata dal Congresso impedisce al governo di sostenere qualunque spesa non classificata come essenziale. Il meccanismo, previsto dalla legislazione federale, entra in vigore quando le due Camere non riescono a trovare un accordo sul finanziamento delle attività governative.
Come accaduto in precedenti crisi di bilancio, il blocco ha limitato il funzionamento di gran parte dell’amministrazione pubblica. Sono garantiti i servizi ritenuti indispensabili, come la difesa, la gestione del traffico aereo e il pagamento delle pensioni, mentre altre attività sono sospese. Dall’inizio dello shutdown oltre 750mila dipendenti federali sono in congedo non retribuito, una condizione che ha ripercussioni su settori molto diversi, dai musei nazionali alla burocrazia per visti e documenti.
Una delle conseguenze più immediate è la riduzione del traffico aereo decisa dal dipartimento dei Trasporti. Il segretario Sean Duffy ha autorizzato una diminuzione progressiva dei voli nei 40 aeroporti più frequentati, citando problemi di sicurezza legati al lavoro senza stipendio di circa 13mila controllori di volo e di 50mila agenti della sicurezza aeroportuale. Le riduzioni partiranno da venerdì: 4 per cento il primo giorno, poi 5 e 6 per cento nel fine settimana, fino a raggiungere il 10 per cento. La FAA ha precisato che i collegamenti internazionali non saranno coinvolti.
Secondo le compagnie aeree, la carenza di personale ha già inciso su almeno 3,2 milioni di passeggeri dall’inizio di ottobre. Le dispute politiche sulle responsabilità del blocco hanno alimentato ulteriori tensioni: Duffy sostiene che le limitazioni potrebbero essere evitate se i Democratici accettassero di approvare la legge di bilancio, mentre i Democratici ritengono che si tratti di misure usate come pressione negoziale dai Repubblicani.
Lo shutdown sta incidendo anche sui programmi di assistenza alimentare. Il dipartimento dell’Agricoltura ha chiesto agli stati di ricalcolare gli importi del programma SNAP, ovvero i sussidi federali per l’assistenza alimentare delle famiglie più povere che sostiene una persona su otto negli Stati Uniti – circa 42 milioni di persone. Nonostante alcune decisioni dei tribunali federali abbiano ordinato all’amministrazione di utilizzare fondi di emergenza per garantire i pagamenti, le modifiche richieste rischiano di azzerare i sussidi per circa cinque milioni di beneficiari da novembre e di ridurre sensibilmente gli importi per molti altri. Funzionari dell’amministrazione hanno escluso la sospensione totale del programma, dopo che il presidente Trump aveva ventilato questa possibilità.
Il blocco deriva dalla mancanza dei voti necessari in Senato per approvare la legge di bilancio. Pur controllando entrambe le Camere, i Repubblicani non raggiungono la soglia dei 60 voti richiesta per superare l’ostruzionismo e hanno bisogno dell’appoggio di parte dei Democratici. Tra le richieste avanzate da questi ultimi ci sono maggiori fondi per Medicaid e la proroga delle agevolazioni fiscali sulle assicurazioni sanitarie. Le elezioni intermedie di martedì hanno alimentato ulteriori interpretazioni politiche: il capogruppo democratico Chuck Schumer ha detto che i risultati mostrano come gli elettori «capiscono che i Repubblicani sono responsabili dello shutdown», mentre Trump ha riconosciuto che i disagi potrebbero aver influito sulle sconfitte di alcuni candidati del suo partito.
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